La commissione europea ha chiesto un parere al gruppo (panel) di EFSA sul controllo dei contaminanti alimentari, un parere in merito alla presenza di graianotossine (GTX) in alcuni mieli, che sono in uso in Europa. Questi mieli sono raccolti dal nettare di piante della specie delle Ericaceae, diffuse in Europa e in altre aree, come asiatiche e zone tropicali.

All’inizio di quest’anno è stato pubblicato un lungo articolo (1) che rappresenta la risposta tecnica al quesito della commissione.

Rischi delle graianotossine – L’articolo riporta in dettaglio i rischi connessi alla intossicazione delle varie forme di questa tossina, considerato che può agire sui sistemi nervoso, cardiaco e muscolare. In particolare, l’intossicazione acuta può determinare il blocco atrio-ventricolare, convulsioni, confusione mentale, stati di agitazione, sincopi e depressione respiratoria. Non poco per una tossina vegetale e per ricordare che non sempre il naturale è senza rischi.

Le graianotossine più studiate sono la GTX I e la GTX II ma altre venti sono state identificate nei mieli, e per altro anche altre molecole potrebbero comportarsi come le graianotossine.

Non sono per altro da sottovalutare i possibili effetti genetici di queste tossine, considerando che sui topi di laboratorio si sono notate modifiche dei cromosomi, e nei loro testicoli. Soggetti con problemi cardiologici e in terapia con i beta-bloccanti sembrano essere più sensibili a queste tossine.

Ampiezza del problema dei mieli con graianotossine – In passato il gruppo di esperti dell’EFSA (panel) ha riscontrato che si sono verificate intossicazioni in Europa causate da mieli provenienti da Turchia e Nepal ma non solo; riporto i cinque casi di intossicazione acuta osservati in Germania (1990-2021) e lo stesso numero in Francia. In questi casi si trattava quasi sempre di mieli importati dalla Turchia, e solo alcuni (due) di fonte ignota. Non si sono avuti casi simili con mieli di origini europee.

Le famiglie delle Ericaceae più a rischio sarebbero Agarista, Craibiodendron, Kalmia, Leucothoe, Lyonia, Pieris e Rhododendron. I rododendri sono quelli che colpiscono l’attenzione dei ricercatori: sono i mieli più rappresentativi di certe zone e per altro, il loro uso eccessivo, è associato ad un ipotetico “risveglio sessuale” che ne determinerebbero. Infatti sono maschi e con una età compresa tra i 40 e i 65 anni quelli più danneggiati da questa intossicazione. Il gruppo di ricerca ha anche valutato la quantità di materiale che si inizierebbe ad avere una intossicazione, sulla base dei mieli di rododendro recuperati via internet di origini turche o nepalesi: 66grammi, ovvero tre cucchiai di miele.

Il famoso miele pazzo (mad honey, Pontic honey) della zona turca del Mar Nero sembra sia dovuto al Rhododendron ponticum e luteum, mentre in altre aree altre Ericaceae sono potenziali cause di intossicazioni (R. ferrugineum – vedi foto).

Nota interessante è che in Europa circolano incontrastate, in quella che viene descritta superficialmente come “medicina alternativa”, tisane e infusi di rododendro e di Pieris japonica in cui sono rintracciabili le GTX, come pure in vini (non meglio precisati nell’articolo dell’EFSA) della Repubblica di Corea e liquori di rododendro. 

I mieli di rododendro (e simili) in Europa – I ricercatori dell’EFSA pongono serie domande sulla sicurezza dei mieli di Rododendro di origini europee (solo europee) e le risposte sono abbastanza chiare: i casi di intossicazione sono assenti. D’altra parte già lo scorso anno un lavoro scientifico italiano (2) aveva chiarito che i valori di graianotossina i ben 125 mieli italiani di rododendro avevano quantità di questa tossina da 119 a 668 volte più basse del valore della concentrazione tossica di GTX1.

Le ricerche indicherebbero che la bassa concentrazione di GTX nei mieli UE potrebbe risiedere anche nelle condizioni climatiche in cui avviene la lavorazione del miele nell’area turca, e in particolare all’aumento della evaporazione spiccata dei nettari raccolti dalle api nel loro bottinamento, mentre non si conosce ancora se vi siano effetti sulle api che raccolgono questi nettari. Queste condizioni non si osserverebbero nelle aree alpine o montane dell’Europa. Anche altre fonti europee di questo miele, in particolare quello di origini rumene, sono state osservate nella loro NON tossicità per bassissime quantità o assenza di GTX.

Tra l’altro per il nostro carissimo corbezzolo, che fa parte delle Ericaceae, non ci sono indicazioni di presenza di questa tossina, come pure del mirtillo e di un suo parente stretto, il cranberry (Vaccinium oxycoccus), molto in auge per il contributo dei suoi succhi ricchi di polifenoli.

Attenzione ai mix d’importazione – Nell’articolo dell’EFSA si pone in evidenza l’attenzione su mieli di origine extra-UE, in particolare Nepal e Turchia, che potrebbero essere commercializzati sulla spinta di effetti positivi sulle capacità sessuali maschili, sottacendo i problemi d’intossicazione che produrrebbero. Anche mieli di castagno di quelle aree potrebbero presentare il rischio di contaminazione di GTX a causa della concomitante fioritura dei rododendri in quelle zone.

Quindi cautela nell’acquisto di mieli esotici (o “erotici”) o come si scrive nell’articolo “certain honeys”!

BIBLIOGRAFIA:

  1. Risk for human health related to the presence of grayanotoxin in certain honeys” Autori Vari dell’EFSA Panel on Contaminants in the Food Chain (CONTAM) EFSA Journal 2023
  2. A multivariate statistical approach to identify the factors influencing the grayanotoxin content of Italian Rhododendron honey” L. Lucatello, L. Piana, L. Fasolato F. Capolongo  FOOD CONTROL 2022

a cura del dr. Piero Milella