L’uso dei prodotti dell’alveare per la cura ed il benessere affonda radici antichissime nella storia dell’uomo (Crittenden, 2011). L’intuizione relativa alle proprietà benefiche dei prodotti delle api ne ha favorito l’uso a scopo curativo fino al Medio Evo ed è stato progressivamente abbandonato, permanendo però ben radicato nel folklore popolare di diverse culture fino ai primi del ‘900 con lo sviluppo dell’apiterapia e con la diffusione del ruolo fondamentale di una sana alimentazione per la salute, che in particolare dagli anni ’50 del secolo scorso accende i riflettori su alcuni alimenti, definiti appunto super-alimenti per il ricco contenuto di sostanze bio-attive con specifiche funzioni biologiche che partecipano all’equilibrio di sistemi, organi ed apparati (Teichfischer, 2010).

Tra questi alimenti il miele ha da sempre suscitato particolare interesse per la comunità scientifica essendo appunto parte integrante della medicina popolare di tutti i paesi e per tutte le culture, annoverato come fonte di benessere anche in testi sacri come la Bibbia ed il Corano. Numerosi studi scientifici in questi anni hanno quindi focalizzato l’attenzione sulle caratteristiche chimico-fisiche del miele, nonché sulle molecole farmacologicamente attive in esso contenute e sui relativi meccanismi d’azione che li contraddistinguono.

Tanto in medicina umana quanto in medicina veterinaria queste caratteristiche sono state inoltre applicate alla realizzazione di studi clinici che ne definissero le possibili applicazioni pratiche ma, al di là degli studi accademici tuttavia, sono ancora poche, soprattutto in medicina veterinaria, le reali esperienze maturate in campo per una più ampia diffusione dell’uso effettivo di questo super-alimento nella cura dei pet.

In questo settore in realtà, il più grande ostacolo per l’uso di alimenti di uso comune (prima ancora che di super alimenti) nella dieta dei pet è sicuramente rappresentato dalla radicata convinzione riguardo l’esclusivo utilizzo di crocchette o di altri cibi commerciali per una dieta sana ed equilibrata degli animali da compagnia. Questo concetto creato a regola d’arte dalle industrie mangimistiche si sposa perfettamente con la creazione di mangimi medicati mirati alla cura dei sintomi specifici di diverse patologie (medicati perchè contenenti appunto sostanze ad azione farmacologica), consigliati spesso dagli stessi veterinari al fine di ottenere una rapida remissione della sintomatologia caratteristica di alterazioni biologiche che tuttavia restano inalterate.

Purtroppo, infatti, gli animali da compagnia che vengono sottoposti a questi cambi alimentari mirati sono destinati a passare molto tempo dai veterinari per la ricorrente comparsa della stessa sintomatologia o, peggio, per l’insorgenza di altri disturbi organici o metabolici che aggravano le loro condizioni psico-fisiche.

Come specialista della nutrizione del cane e del gatto mi capita spesso di intervenire su un paziente solo attraverso una serie di cambi alimentari che (anche se introdotti per tempi brevi) sono in grado di ripristinare l’omeostasi dell’organismo e di garantire quindi il recupero dell’animale anche da disturbi cronici o da situazioni complesse in cui risultava impossibile l’identificazione di cause specifiche e quindi di specifiche e durature soluzioni.

Nello specifico i cambi alimentari introdotti per un particolare soggetto non includono sempre e solo cambi di dieta, ma sottolineano più spesso l’introduzione di integratori o di super-alimenti che vadano ad integrare carenze nutrizionali e/o a supportare reazioni enzimatiche e processi biologici essenziali per il corretto funzionamento di organi, sistemi ed apparati.

Data la ricca composizione di macro e micro nutrienti il miele in particolare si è rivelato utile, somministrato per via orale, nel supportare terapie antibiotiche ed antinfiammatorie, nonché per la cura di alterazioni della funzionalità dell’apparato digerente, come prebiotico e probiotico, nonché, nel gatto, per favorire l’assunzione di altri fitoterapici formulati come estratto idroalcolico e quindi caratterizzato da un sapore amaro poco gradito al palato dei felini. In ambito dermatologico, come riportato da numerosi studi scientifici, la bassa activity water di questo prodotto (il miele è una soluzione satura di zuccheri quindi povera di acqua libera) nonché il pH acido che caratterizzano il miele, gli conferiscono un elevato potenziale antimicrobico, utile per il trattamento di lesioni cutanee con diversa origine eziologica (Yaghoobi et al., 2013; Vogt et al., 2021). Tra le componenti bioattive la presenza di particolari enzimi tra cui le glucosio-ossidasi, le defensine e le collagenasi, favoriscono l’attività antimicrobica ed immunostimolante del miele, nonché i processi di ri-epitalizzazione cutanea.

In questi anni ho avuto modo di osservare in modo diretto l’efficacia del miele nei trattamenti topici di diverse lesioni cutanee e ne sconsiglio vivamente l’uso in caso di ferite sanguinolente. I meccanismi di azione sulle cellule della pelle sono profondamente influenzati dall’origine botanica del miele ed includono l’attività antiossidante, l’induzione dell’espressione di citochine e della matrice di metallo-proteinasi, così come la EMT (epithelial-mesenchymal transition) nell’epidermide ferita. Le proprietà fisiche del miele velocizzano il processo di guarigione; la sua acidità aumenta il rilascio di ossigeno dall’emoglobina, con ciò rendendo l’ambiente della ferita meno favorevole per l’attività delle proteasi distruttive e l’alta osmolarità del miele estrae i fluidi dal letto della ferita per creare un deflusso di linfa come si verifica con la terapia delle ferite con pressione negativa. Il miele ha un ampio spettro di attività antibatterica, ma ci sono molte differenze nella potenzialità dei differenti tipi di miele. Ci sono infatti due tipi di attività antibatterica. In molti mieli l’attività è dovuta alla formazione di perossido di idrogeno per azione degli enzimi glucosio ossidasi, che viene tuttavia inattivato dall’enzima catalasi presente nel sangue, con conseguente riduzione del potere antimicrobico ed antinfiammatorio del trattamento. Nel miele di Manuka l’attività è dovuta al metilgliossale che non viene inattivato. Tuttavia nell’ottica di un suo utilizzo in ambito domestico è importante sottolineare che la consistenza fluida ed appiccicosa del miele non lo rendono particolarmente maneggevole, soprattutto nel caso di somministrazioni ripetute e prolungate nel tempo su aree estese della cute. Al contrario invece la consistenza del miele può essere un aspetto positivo del suo utilizzo per via alimentare, rendendosi utile anche come veicolo per l’assunzione di altre sostanze se applicato sul dorso dell’estremità podale anteriore del gatto. Il potenziale immunostimolante del miele è legato alla presenza di diverse sostanze come enzimi (es: le defensine modulano l’attività dei globuli bianchi ed il rilascio delle citochine infiammatorie), coenzimi e tanti microelementi che partecipano attivamente alle reazioni biochimiche che garantiscono un’efficace reattività del sistema immunitario ad agenti eziologici di varia natura.

Inoltre, studi più recenti hanno evidenziato il potenziale prebiotico del miele, che contiene organismi probiotici (bifidobatteri e lattobacilli), sostanze prebiotiche (oligosaccaridi) e, tra gli enzimi, anche le diastasi che partecipano ai processi di digestione degli zuccheri favorendo il microbiota intestinale che, secondo studi recenti avrebbe un ruolo fondamentale nell’immunomodulazione e nell’equilibrio psicofisico dell’organismo influenzato proprio da un asse in costante interdipendenza che è quello intestino-cervello (Schell et al., 2022; Alaerjani and Mohammed, 2023; Hossain et al., 2023).

I mieli poliflora in particolare, a fronte della ricchezza e della variegata presenza di sostanze bioattive possono essere efficacemente applicati nel trattamento di numerose patologie gastroenteriche, rappresentando un supporto fondamentale nel caso di patologie ad alto rischio di sopravvivenza come la parvovirosi che distrugge le cellule della mucosa intestinale rendendo impossibile l’assorbimento dei nutrienti. Innanzitutto, l’abbondanza di zuccheri semplici nel miele rappresenta un eccellente fonte energetica per le cellule della mucosa intestinale che ricoprono i villi e che non ricevono  nutrimento dal circolo ematico.

Gli oligosaccaridi e i polisaccaridi, tra cui anche l’inulina, rappresentano invece la principale fonte energetica dei ceppi batterici che costituiscono il microbiota intestinale e che partecipano ai processi digestivi dell’organismo ospite. Oltre ad indurre questo processo di selezione favorendo la microflora intestinale, il miele stesso veicola alcuni ceppi di bifidobatteri e di lattottobacilli che partecipano alla formazione del microbiota intestinale di uomo e animali (Mohan et al., 2017; Schell et al., 2022).

Il miele italiano ha dimostrato capacità inibenti nei confronti di batteri enteropatogeni come Lysteria monocytogenes, Salmonella spp, Clostridium perfrigens, Cl. difficile, Eubacterium aereofaciens, Yersinia enterocolitica, Campylobacter spp, Shigella spp, Enterobacter spp. (Mohan et al., 2017; Schell et al., 2022). Inoltre, la presenza nel miele degli enzimi diastasi che catalizzano i processi di digestione dell’amido, garantisce appieno il processo di digestione ed assorbimento dei carboidrati, alla base dell’equilibrio microbiologico intestinale.

La presenza di altri enzimi come glucosio ossidasi e defensine concorre a garantire l’effetto antinfiammatorio del miele, supportato dall’abbondanza di sostanze antiradicaliche come i flavonoidi; mentre le collagenasi esplicano un effetto lenitivo e rigenerante sulla mucosa intestinale (Viuda-Martos et al., 2008; Cornara et al., 2017). Si ricorda infine che l’elevato contenuto di vitamine e minerali partecipa a garantire il corretto funzionamento del sistema immunitario locale e sistemico.

Casi clinici:

Dettaglio di un caso clinico trattato con ricorso ai prodotti dell’apiterapia (per maggiori informazioni si consiglia di consultare il corso di Apiterapia Veterinaria – www.accademiadiapiterapia.it).

Nelle figure è possibile osservare l’evoluzione di una dermatite ectopica da pulci trattata con applicazione locale di miele e propoli dopo accurata detersione con shampoo theramicotic a cadenza giornaliera, somministrazione di miele per via orale (1 cucchiaino SID) e trattamento antiparassitario per os, successivo alla completa riepitelizzazione cutanea.

Nelle figure seguenti si riportano alcuni casi clinici affrontati con l’uso dei prodotti dell’apiterapia per via orale in questi anni di servizio veterinario presso diverse strutture di Lazio e Abruzzo (2018-2023).

Nella Figura a sinistra si riporta invece il caso clinico di Floky, cane maschio di circa 3 mesi residente presso azienda vitivinicola della provincia di Latina non vaccinato e futura taglia media. Nell’Aprile del 2021 Floky viene portato in clinica veterinaria per diarrea sanguinolenta e profondo abbattimento da circa 24 ore, risultando positivo al test per parvovirus. I proprietari non favorevoli al ricovero per motivi economici si affidano quindi a me nella speranza di salvare comunque il cane. Viene pertanto inserito catetere venoso per fluidoterapia domiciliare e si procede alla prescrizione dei farmaci antibiotici ed antinfiammatori classici nel trattamento della parvovirosi. Al fine di supportare la glicemia e di garantire il nutrimento della mucosa intestinale, bersaglio del virus, si ricorre alla somministrazione di miele TID. Il protocollo terapeutico applicato viene quindi completato dalla somministrazione di fitoterapici veterinari ad azione immunomodulante.

Nella figura a destra possiamo invece apprezzare la storia di Gastone, gatto randagio FIV e Felv positivo e con insufficienza renale cronica, giunto presso l’Ambulatorio Veterinario 2C a Cisterna di Latina nel Giugno 2020 per letargia, inappetenza, vomito intermittente e abbattimento da un paio di giorni. I proprietari rifiutano eutanasia nella speranza di poter garantire la sopravvivenza del paziente più a lungo possibile in ragione del ruolo fondamentale nella vita della proprietaria, una ragazza con spettro autistico di livello 1, in procinto di terminare il liceo e di iscriversi all’università. Decido pertanto di occuparmi del caso impostando una terapia a base di immunostimolanti, fluidoterapia endovenosa con soluzione fisiologica, classici antinfiammatorio e antibiotico. Nei primi tre giorni di terapia il miele viene usato come principale alimento e come veicolo per la somministrazione di olio di cbd 10% al dosaggio di 3 gocce/Kg TID per 15 giorni e protratto alla metà della dosa per tutto il tempo rimasto. Gastone riuscirà a sopravvivere ancora 6 mesi dalla prima visita e dall’elaborazione del piano terapeutico.

a cura di Serena M.R. Tulini, medico veterinario e PhD in Scienze degli alimenti