Il polline, nella forma di piccoli granelli che tutti noi conosciamo, viene trasportato dalle api nell’alveare e qui, una volta sganciato dalla cestella del polline, sita nel terzo paio di zampe, viene stoccato in apposite celle come futura fonte di nutrimento per la famiglia. Ma da dove derivano questi granelli e come si formano? Ognuno di essi è formato da una miriade di microscopici corpuscoli, che ricoprono il corpo dell’ape mentre lei passa di fiore in fiore e piano li riunisce in forma di palline, mediante una azione di pettinatura e di impastamento con un po’ di nettare contenuto nella borsa melaria. Grazie a questo procedimento l’ape permette l’impollinazione dei fiori visitati, fino a mille in un giorno per singola ape! Il polline infatti rappresenta l’elemento fecondante maschile del fiore, necessario per la riproduzione delle piante e la formazione del seme. L’esperimento che dimostrò scientificamente questo processo fu condotto da Rudolph Jakob Camerarius (1665-1721 d.C.) che, isolando su un albero in fioritura una parte dei fiori, dimostrò la presenza dei semi solo nei frutti derivati da fiori non isolati e sottoposti quindi all’azione del polline. Dall’impollinazione dipende la salvaguardia della biodiversità delle specie selvatiche e un miglior raccolto, in termini di produzione e qualità, delle piante coltivate. Le caratteristiche fisico-chimiche dei granuli pollinici variano molto tra le varie specie vegetali, e il loro studio permette, grazie ad una disciplina scientifica dedicata, la melissopalinologia, di stabilire con certezza l’origine botanica e geografica dei mieli, scoprendo eventuali frodi.

Il polline è una sostanza molto ricca dal punto di vista nutrizionale per le api, ma anche per l’uomo e gli animali.  Il polline fresco ha un contenuto in acqua del 18-30%, la percentuale delle proteine è del 15-25%, quella dei grassi è dell’1-20%, gli zuccheri vanno dal 15 al 30%. Contiene numerose vitamine (vit. A, vit. B, vit. C, vit. D, vit. E, vit.F, vit.K), sali minerali (potassio, magnesio, calcio, manganese, ferro, zinco, rame, sodio), sostanze biologicamente attive come enzimi e coenzimi, pigmenti vegetali e fitosteroli. Gli amminoacidi essenziali, chiamati così in quanto il nostro organismo non è in grado di produrli ma devono essere assunti con la dieta, sono tutti presenti nel polline; il suo tenore in ferro è pari a quello della carne, mentre il contenuto di calcio supera in quantità il livello presente in latte e formaggi. Le caratteristiche nutrizionali di un polline fresco sono eccezionali, ma essendo un prodotto molto delicato per la conservazione, va congelato per preservarne freschezza e salubrità.

L’integrazione nella dieta di prodotti naturali come il polline ha acquisito importanza sempre maggiore negli ultimi anni, grazie ad un consumatore più consapevole ed attento alle tematiche riguardanti il benessere e la sanità degli alimenti, e grazie anche ai numerosi studi scientifici che certificano le proprietà nutrizionali e gli effetti benefici sulla salute di uomo e animali. A gennaio di quest’anno è stata pubblicata un’interessante rewiev dal titolo “ The Application of Pollen as a Functional Food and Feed Ingredient-The Present and Perspectives”, in cui si analizzano gli effetti benefici del polline sulla salute di uomo e animali e si effettua un resoconto dei recenti risultati nell’applicazione del polline come alimento funzionale nella dieta umana e animale. L’articolo descrive come la supplementazione del polline attuata in diversi alimenti, quali yogurt, prodotti da forno e preparazioni a base di carne, aumenti la qualità dei prodotti e ottimizzi la loro conservazione, permettendo così di impiegare meno conservanti chimici. Viene poi menzionato come l’utilizzo del polline nella dieta del bestiame e del pollame migliori la crescita, la riproduzione e lo stato immunitario degli animali. Oltre a questo studio, ve ne sono molti altri che dimostrano i benefici del polline anche su altre specie, come i conigli per esempio. Il rafforzamento dello stato immunitario degli animali permette di ridurre l’impiego di farmaci per mantenere l’organismo in salute ed è un aspetto assolutamente rilevante e di attualità nell’ottica del tema dell’antibiotico resistenza, che studia la nascita di microrganismo resistenti agli antibiotici. Tale fenomeno va contrastato su più fronti con l’applicazione di corrette linee guida sull’utilizzo degli antibiotici nei diversi ambiti, seguendo una strategia comune di “One healt”, cioè di salute unica di uomo, animali e ambiente.

Oltre al potere immunostimolante, il polline può essere utilizzato per la sua azione antianemica, stimola l’appetito nei soggetti debilitati, è un ottimo antiossidante, e può anche svolgere un’azione desensibilizzante in soggetti allergici, ha inoltre effetti benefici sul tratto digestivo. Il polline trova anche un ottimo riscontro nella gestione delle patologie della prostata come l’iperplasia prostatica benigna, a cui spesso sono soggetti i cani anziani. In uno studio recente, si è dimostrato come la somministrazione di polline permetta il miglioramento dell’iperplasia prostatica benigna in ratti affetti da tale patologia, attraverso un meccanismo di regolazione di microRNA, una classe di piccoli RNA non codificanti che giocano un ruolo nell’espressione genica e che si presentano alterati in questa malattia.

Tutte le proprietà e i benefici racchiusi in un granello di polline si possono secondo me riassumere in una bellissima definizione che mi ha sempre colpito, per cui si afferma che “Il polline dà anni alla vita e vita agli anni” (prof. Dr.M.Finzi).

Autrice: dr.ssa Federica Bonadiman, medico-veterinario

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Foto: Ivano Bini, Apicoltore Professionista