Secondo l’ipotesi del “diathesis stress model”, l’iperattività dell’asse ipotalamo ipofisi surrene (hypothalamic-pituitary-adrenal, HPA), conseguente l’esposizione ad eventi stressanti, promuove una cascata di eventi, culminante in alterazioni neuronali, responsabili della sintomatologia psicotica (Walker e Diofrio, 1997).

L’asse ipotalamo-ipofisi-surrene riveste, infatti, un ruolo fondamentale nella risposta a stimoli esterni e interni, inclusi in particolar modo gli stress psicologici (Pariante e Mondelli, 2006). Viene così ipotizzata una associazione tra eventi di vita stressanti, iperattività dell’asse Iipotalamo-ipofisi-surrene e patologia psicotica (Walker e Diofrio, 1997). L’attività dell’asse HPA coinvolge, tra le altre, la secrezione dell’ormone rilasciante corticotropina (CRH) da parte nel nucleo paraventricolare dell’ipotalamo. Il CRH trasportato nell’ipofisi anteriore induce il rilascio di ormone adrenocorticotropo (Adrenocorticotropic hormone, ACTH), il quale stimola la corteccia surrenalica a rilasciare i glucocorticoidi.

Nell’uomo il principale glucocorticoide è il cortisolo, che nella propria frazione libera si lega ai recettori intracellulari per i glucocorticoidi inducendo effetti genomici. Il cortisolo possiede funzione catabolica sul metabolismo di proteine, lipidi e glucidi e inoltre promuove la sintesi di glicogeno epatico e la glicogenesi, stimola la sintesi di enzimi epatici e regola, in parte, l’escrezione e la distribuzione dell’acqua corporea. Esso è dunque implicato nella modulazione delle funzioni cardiovascolari, la ritenzione dei liquidi, il metabolismo, il sistema immunitario e le funzioni cerebrali.

Studi più recenti hanno inoltre dimostrato un stretta correlazione tra il microbiota intestinale e l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA). Alcuni batteri producono l’acido gamma-amino-butirrico che funziona come mediatore nel sistema nervoso centrale ed influenza il funzionamento dell’ipotalamo e dell’asse ipotalamo-ipofisi-surreni, oltre a giocare un ruolo nello sviluppo del diabete di tipo 2 e di alcune malattie mentali. I dati raccolti suggeriscono una stretta associazione fra microbiota, metabolismo e le funzioni dell’ipofisi e del cervello.

Alla fine del secolo scorso questo ruolo del microbiota non era immaginabile, ma il significato più importante di questa scoperta mette in luce che l’organismo risulta un’unica armoniosa e raffinata sinfonia con delicati equilibri che interagiscono finemente tra loro e che la focalizzazione sui singoli apparati merita, invece, un approccio multi-specialistico ed una conoscenza approfondita dell’omeostasi endocrino-metabolica, del delicatissimo equilibrio ormonale e delle correlazioni coordinate di autocontrollo retrogrado (feedback mechanism) delle singole ghiandole endocrine a sostegno della qualità della nostra salute e del benessere generale della persona.

I medici, ma anche le persone dedite alla corretta osservazione e cura della propria salute, devono pensare ad un unico sistema, da mantenere e manutenere nel miglior equilibrio possibile. Per questo, la formazione professionale pluri-specialistica del medico o la multidisciplinarietà delle attività professionali rappresentano il più efficace approccio per la cura ed il mantenimento ottimale dello stato di benessere. Lo stesso vale per gli animali e soprattutto per i pet che, vivendo a stretto contatto e con rapporti di reciproca interdipendenza emotiva con gli umani, sviluppano dei livelli di stress proporzionali e (dal mio personale punto di vista, secondo le osservazioni date dalla mia personale esperienza clinica) spesso, le stesse patologie.

Se studi recenti avevano infatti confermato una maggiore ricchezza di popolazioni batteriche in soggetti esposti alla presenza di animali in età infantile, già nel 1984, Caugant et al. avevano sottolineato la presenza delle stesse popolazioni batteriche tra cane/gatto ed il suo proprietario. I prodotti delle api, noti nel folklore popolare di diverse culture e religioni giocherebbero quindi un ruolo fondamentale nel mantenere in salute animali e rispettivi proprietari, agendo come prebiotici e probiotici, immunomodulatori e neuroprotettori.

La pappa reale contiene un complesso proteico di 9 proteine dette Major Royal Jelly Proteins (MRJPs), prodotte dalle ghiandole ipofaringee delle api operaie tra il quinto e il quattordicesimo giorno post-sfarfallamento. Le MRJPs hanno un ruolo fondamentale per lo sviluppo dell’apparato riproduttore dell’ape regina (unica ape alimentata a pappa reale dopo la fase larvale e unica femmina fertile dell’alveare) e presentano attività simil-estrogenica (Mishima et al., 2005; Aida et al., 2019; Bălan et al., 2020; Botezan et al., 2023). Le stesse MRJPs si sono dimostrate capaci di stimolare la produzione di TNF-alfa, pirogeno endogeno secreto dai macrofagi e da altre cellule immunitarie come i linfociti T-citotossici, in grado di innescare numerosi fenomeni che in corso di infiammazione concorrono ad arrestare la proliferazione dell’agente patogeno (Park et al., 2019; Botezan et al., 2023).

Altre proteine, presenti in quantità inferiore rispetto agli MRJP, sono la Royalisina, la Jelleina, la Aspimina e la Royalactina, che vanno a completare gli effetti immunostimolanti della pappa reale. Infine, tra le molecole bio-attive della pappa reale si includono gli acidi grassi insaturi omega-3: acido ottanoico e, in concentrazioni maggiori, acido decaidrossidecenoico (10-HDA); nonché i neurotrasmettitori acetilcolina, acido gluconico, acido lattico e alcuni ormoni (prolattina, testosterone, estradiolo e progesterone) che conferiscono proprietà neuroprotettive a questo prodotto (Hattori et al., 2007; Ramadan and Al-Ghamdi, 2012; Botezan et al., 2023). La pappa reale, apporta inoltre lattobacilli e bifidobatteri, quindi funge da probiotico, nonché sostanze ad azione prebiotica (oligosaccaridi) per favorire i processi digestivi e di assorbimento dei nutrienti (Kunugi et al., 2019).

Il polline, di origine vegetale, è costituito da una moltitudine di granuli che corrispondono ai gameti maschili della pianta, contenuti nei sacchi pollinici delle antere dei fiori (organi sessuali maschili delle angiosperme). Il colore varia a seconda della specie botanica visitata dalle api e ogni granulo è rivestito da una doppia membrana (Denisow and Denisow-Pietrzyk, 2016; Cornara et al., 2017; Kocot et al., 2018). La più esterna, detta esina, è costituita da sporopollenina, sostanza di natura politerpenica e, la più interna,detta endina, di natura celluloso-pectica. La composizione ricca di nutrienti apporta all’organismo ottime concentrazioni di proteine e amminoacidi essenziali, acidi grassi polinsaturi (ac. linoleico, palmitico e linolenico, ecc.), carboidrati digeribili e non digeribili, vitamine, minerali ed oligoelementi che hanno dimostrato numerosi effetti benefici per l’organismo. Tra gli effetti fisiologici Abdelnour et al. (2018) come altri, evidenzia il potenziale prebiotico del polline e il conseguente miglioramento delle prestazioni produttive degli animali da reddito, legato essenzialmente ad un migliore assorbimento di nutrienti (Cornara et al., 2017; Kocot et al., 2018; Sierra-Galicia et al., 2022; Nowosad et al., 2023).

Il miele è sicuramente il più noto tra i prodotti delle api. Elaborato dalle api bottinatrici a partire da due matrici di origine vegetale (nettare o melata), è costituito per circa l’80% da zuccheri, principalmente glucosio e fruttosio. L’elevato contenuto di zuccheri e la bassa Aw (activity water), nonché il pH acido che caratterizzano il miele, gli conferiscono un elevato potenziale antimicrobico, utile per il trattamento di lesioni cutanee con diversa origine eziologica (Yaghoobi et al., 2013; Vogt et al., 2021). Tra le componenti bioattive la presenza di particolari enzimi tra cui le glucosio-ossidasi, le defensine e le collagenasi, favoriscono l’attività antimicrobica ed immunostimolante del miele, nonché i processi di ri-epitalizzazione cutanea. Il potenziale immunostimolante del miele è legato alla presenza di questi particolari enzimi che modulano l’attività dei globuli bianchi ed il rilascio delle citochine infiammatorie. Tuttavia, studi più recenti hanno evidenziato il potenziale prebiotico del miele, che contiene organismi probiotici (bifidobatteri e lattobacilli), sostanze prebiotiche (oligosaccaridi) e, tra gli enzimi, anche le diastasi che partecipano ai processi di digestione degli zuccheri (Alaerjani and Mohammed, 2023; Hossain et al., 2023).

Infine, la propoli, è un prodotto elaborato dalle api mediante aggiunta di secrezioni salivari, polline e cera a resine di diverse specie vegetali. Quest’ultima sarà oggetto di approfondimento in articoli successivi.

a cura di Serena M.R. Tulini, medico veterinario e PhD in Scienze degli alimenti