Qualche giorno fa è stato pubblicato su una rivista scientifica (a) un interessante articolo “Propolis and coronavirus disease 2019 (COVID-19): Lessons from nature”, dove si riportano le scoperte degli ultimi anni sulla efficacia della propoli verso i virus. Tra i tanti argomenti affrontati dagli Autori, si accenna all’applicazione della” biomimetica ”, una nuova disciplina che trae dalla natura le idee per sviluppare nuove tecnologie ed applicazioni.

Nell’articolo si scrive che le api mostrano la loro capacità di proteggersi anche con la propoli da infezioni virali. Ciò ha spronato Ricercatori sparsi in tutto il mondo a cercare rimedi naturali per questa pandemia COVID e, in particolare, a investigare sulla promettente propoli, che già aveva mostrato attività batteriostatiche e antivirali.

Per gli scopi sanitari le ricerche sono complesse quando si usano prodotti naturali: essi possono differire da zona a zona e quindi si cercano i migliori materiali sia in qualità che in stabilità nel tempo. La propoli è una fonte naturale di grande pregio. Le resine che la compongono sono tantissime come le varie componenti non-resinose, tra le quali i flavonoidi (molecole che conferiscono per altro la colorazione scura della propoli). Questi ultimi hanno immediatamente stimolato i Centri di ricerca anti-COVID poiché si erano intraviste le loro applicazioni antivirali: CAPE, crisina, Kaempferolo, quercitina sono le molecole più promettenti. Alcune, a causa della grande richiesta, sono state bio-sintetizzate, come il CAPE, estere feniletilico dell’acido caffeico, che lega i recettori ACE II (b)!

Così, pensando alla piccola ape che immagazzina varie resine per proteggersi da funghi, batteri e virus (per quanto può in natura), si sono sviluppate promettenti armi: la micronizzazione della propoli è una strategia che potrebbe tornare utilissima. Ed in pratica una equipe egiziana ha prodotto dei liposomi con la propoli del diametro di 100nm (0,0001mm). I liposomi sperimentati sono “palline” rivestite da uno strato di colesterolo, con al centro nanoparticelle di propoli (b). I bravissimi biochimici egiziani hanno in tal modo sperimentato questo nuovo rimedio trovandolo molto efficace. La dimensione dei liposomi permetterebbe alla cellula di inglobarli al suo interno, una sorta di “pillolina”, per poi liberare la particella di propoli. Secondo la loro ricerca (b) “i liposomi di propoli ottimizzati hanno relativamente inibito la replicazione del virus corona umano come per il Remedsivir, farmaco antivirale riportato come promettente effetto inibitorio in vitro su COVID-19”. Su “Apicoltore Italiano” di Dicembre vedremo i meccanismi che potrebbero produrre questi risultati.

FONTI:

  • C. A. Scorza et Al. “Propolis and coronavirus disease 2019 (COVID-19): Lessons from nature” Compl. Therapies in Clinical Practice 2020
  • Hesham Refaat et Al. “Optimization and evaluation of propolis liposomes as promising therapeutic approach for COVID-19” Int. J. of Pharmaceutics 2020

a cura del dr. Pietro Paolo Milella